Intervista a Giovanni Talami, la prima persona che è stata soccorsa da Morgan Lost
– durata intervista telefonica 1h, 58m, 16s-
di Enrico Testino
Ciao Giovanni, abbiamo pensato a un “indice” di domande fisse dalle quali partire per le interviste agli autori e disegnatori. Iniziamo, quindi.
Prima domanda.
Quale è stato l’episodio della tua vita che ha dato inizio …a tutto e che ti ha fatto innamorare del fumetto?
Non lo so bene…forse mia madre che mi diceva “Chiudi quella roba lì che è tardi” e io che li leggevo come puro e semplice svago, con curiosità semplice ed appassionata.
Cosa dire? Addirittura, ti dico, che forse io non sono un artista, non mi importa di esserlo e non pensavo di farlo. In origine volevo fare il “battilama” (l’artigiano che batte il metallo per modellarlo, ad esempio per dare forma alle carrozzerie della macchina), e per questo ho studiato meccanica, i progetti dei motori, ho fatto un corso e sognavo di lavorare nella robotica. Però, contemporaneamente, disegnavo sempre.
Quando hai incominciato a disegnare?
Ho incominciato a disegnare quando ho incominciato a parlare. Fin da piccolo infatti sentivo, pensavo, che il disegno potesse riuscire a completare quello che non riuscivo a dire con le parole. Un bambino a 7 anni non ha il lessico adatto ad esprimere tutto il suo pensiero e i disegni mi aiutavano a esprimere quello che pensavo. I miei disegni fatti “da piccolo” sono finiti persino in un esame di pedagogia di un mio amico (passato col massimo dei voti 😊).
Da sempre pensavo che mi sarebbe piaciuto disegnare ma, un po’ più grandino, i commenti che ricevevo a fronte di questo mio desiderio facevano intendere che arrivare a lavorare nel fumetto più che una cosa stupida era una cosa da “iniziati”, da “elite”. Non lo vedevo come un mestiere perché, semplicemente, non me l’avevano detto.
A 18 anni studiavo da meccanico e andavo in moto, una delle mie passioni, e le costruivo.
Poi mi sono iscritto alla Scuola Chiavarese del Fumetto con alcuni amici con i quali ci divertivamo a disegnare. Ho capito lì che disegnare poteva essere un lavoro e, di passo in passo, l’ho fatto.
Di questo devo dire grazie anche a Calegari, che considero il mio maestro. Io ero un classico ventenne con il comportamento di… un classico ventenne.
Renzo Caligari era una persona estremamente colta, guardavamo i film insieme, ci confrontavamo, e lui, inaspettatamente per me, ascoltava i miei pareri. Questo ascolto, questa considerazione, mi ha fatto capire che, per me, esisteva la possibilità di esprimersi, di dire, di essere ascoltati.
Avere avuto una persona colta, autorevole che mi ascoltava, mi ha fatto capire, interiorizzare, che si poteva essere ascoltati, che potevo dire la mia. Sono andato poi a “lavorare” e imparare alla bottega di Calegari. In quel periodo, a vent’anni, ero l’unico e la mia “salvezza” è stata, non solo di capire che si poteva essere ascoltati, ma anche di avere saputo ascoltare lui, di conoscerlo.Il mio rapporto con il “mestiere” di disegnatore e con i miei desideri da ragazzo sono, per dirla con una frase, che se facessi il meccanico (cosa che mi piacerebbe assai) probabilmente per hobby disegnerei, e invece, ora che disegno, per hobby ho un garage dove lavoro e mi diverto a lavorare con le moto.
Seconda domanda.
Quale è stata la storia alla quale hai lavorato che ti ha divertito di più (non la più bella)?
E’, senza alcun dubbio “Sogni di qualcun altro”, il numero 20 di Morgan Lost. Le prima 30 pagine disegnate in un periodo in cui ho avuto brutti problemi di salute (ndr – una sorta di infiammazione al nervo trigemino che gli provocava dolori, scosse elettrice alle mani, fischi e rumori).
La storia che mi ha divertito di più perché è stata la prima volta che ho lavorato su un personaggio nuovo, da creare. Mi sembrava talmente bello creare un personaggio ma, contemporaneament, soffrivo per i problemi di salute. Per me nella vita l’importante è fare le cose in cui credo, che piacciono, se no a cosa serve vivere? Questo pensiero, valore, questa spinta è quella che mi ha permesso di uscire dal periodo di sofferenza.
Dovevo creare un personaggio, potevo metterci delle cose che avevo in testa, lo sguardo, gli atteggiamenti, un personaggio di fumetto deve recitare, come nel cinema, deve avere un comportamento, una gestualità, un tono specifico e significativo.
Claudio Chiaverotti (ideatore ed autore di Morgan Lost), bellissima persona, mi caricava di responsabilità. In quel modo ho reagito perché avevo qualcosa da fare che mi interessava tantissimo.
Potremmo dire aggiungiamo noi, che il primo personaggio che Morgan Lost ha aiutato è stato Giovanni Talami? Personaggio di cui poi sei diventato il “disegnatore bandiera”. Non a caso il “frontespizio” degli albi Bonelli di Morgan che riporta l’immagine “identitaria” del personaggio è tua e firmata.
Passiamo, con queste considerazioni alla prossima domanda.
Terza domanda.
Parlaci di un personaggio che hai disegnato, cosa ti piace, cosa rappresenta per te e nell’immaginario collettivo.
In questo caso, inutile dire che parliamo di Morgan (ormai lo chiamiamo solo per nome, ci è diventato amico di famiglia parlando con Talami)
Non so cosa Morgan rappresenti nell’immaginario collettivo. Per me rappresenta un personaggio che combatte sia i serial killer, i gran cattivi, sia la vita che, alla fine, è una carogna.
Tutti noi dobbiamo affrontare la parte di “carogna” che ci presenta la vita. Non lo vedo come uno di quei personaggi che riesci a identificarli con un ruolo specifico nella società. E’ come quei super eroi che una volta che vincono una battaglia poi se ne vanno. Morgan è un cacciatore, un essere umano, nella vita che deve affrontare ma non ha un ruolo specifico. Morgan non combatte per ottenere un “posto” nella società. Morgan lotta come ognuno di noi, come tutte le persone che devono affrontare la parte avversa della propria vita.
Mi ritrovo molto in Morgan Lost. Per me, tra le altre cose, lavorare con belle persone (e in tal senso la collaborazione che sto vivendo con Claudio Chiaverotti va, splendidamente, in tal senso) e lottare, non per conquistare un posto ma per lavorare e fare le cose che interessano, è fondamentale. Poi, una volta finito, torno alla mia famiglia, ai miei due splendidi figli, a mia moglie e, se vogliamo, anche ai miei 3 cani.
Il mondo di Morgan ha poco senso, valgono il danaro, il potere e lo spettacolo, e poco altro.
Si, e lui è in contrapposizione con quel mondo. Quello di Morgan Lost è un mondo violento, il fumetto è inquietante. In questo scenario un aspetto interessante, per me, è che devo confrontarmi con un lavoro sulla violenza che faccio in modo molto ponderato e calibrato. Se, nella rappresentazione della violenza, si superano certi livelli l’impatto della violenza decresce, assume delle caratteristiche di caricatura. La violenza non è il cuore delle storie di Morgan, quello che voglio e devo sottolineare sono i caratteri, le tristezze delle persone, dei personaggi.
Solo in una storia ho disegnato una storia cruda senza farla “andare sopra le righe” rappresentandola in modo crudo. L’ho fatto quasi come esempio, esemplificazione, per i lettori, di come volevamo trattare la rappresentazione della violenza in Morgan. La scena è quella in cui viene ammazzata la madre di Blood Bunny. Ho voluto farlo per fare vedere la differenza tra una violenza “sopra le righe” che quindi diventa un po’ caricaturale e citazione e una, , cruda, realistica. Molte persone mi hanno scritto, infatti, sull’impatto emotivo di quella scena.
Quarta domanda.
La tua storia a fumetti preferita?
Ogni periodo della mia vita ha avuto la sua. In ogni caso erano sempre letture della categoria “per divertimento”.
Quinta domanda.
Il tuo fumetto da “cazzeggio” preferito?
Qui metto sicuramente il personaggio di Bruno Bianco, la “roba” di Altuna, e direi tutti i sudamericani.
Sesta domanda.
I tuoi autori preferiti?
Se devo dirne due ti dico un illustratore che è Robert Fawcett. Di lui, scherzando con Calegari, dicevamo che se si dovesse ridurre a una persona sola l’arte del disegno quella persona era Fawcett. Fondamentale, per me, per capire la struttura delle vignette. La seconda è un disegnatore: Alex Toth
Settima domanda.
Hai un “fumetto” nel cassetto che sogni di realizzare?
Il fumetto nel mio cassetto ha venti anni ed è di fantascienza, in questi giorni sarebbe attualissimo. Ma era “in orario” vent’anni fa. Un bel progetto in atto, oltre il Morgan Lost, è con Massimo Pini. Un fumetto di fantascienza ambientato a Genova. Una fantascienza del tipo distopico (ndr – ambientato, cioè, in una realtà parallela, con una storia diversa da quella realmente accaduta). La prova che è di fantascienza distopica è, e ci tengo tantissimo che ci sia, che ci sia via Madre di Dio (ndr – una via di un quartiere distrutto a Genova per costruire un, urbanisticamente maltarato, quartiere “moderno”)
Ottava domanda.
Perché è importante il fumetto oggi, nel mondo e in Italia? Quale futuro?
Siamo passati da essere la “distrazione dalle cose serie” a essere una “cosa difficile da leggere”. Era più bello quando i fumetti si leggevano di nascosto. Erano una lettura a cui tutti potevano approcciare.
La mia impressione è che a forza di pensare le trasmissioni, le storie, i film come “cose” che devono arrivare a tutti e quindi devono avere un linguaggio quasi a prova di bambino, la comunicazione e la narrativa si è tarata sulle cose più facili intese come semplicistiche. Un risultato, mi sembra, è che, abituati a racconti facili, si legga meno perché ci si ferma di fronte alla prima complessità.
Domande fuori indice.
Visto che parli di cinema quale è il tuo film preferito?
Non voglio dirne uno e neanche pochi perché tutto si ridurrebbe a incasellare le mie preferenze e perché ne ho moltissimi.
Vi saluto, però, con un ricordo bello che ha a che fare con il cinema e un film, “Achtung banditi”, che siamo andati a vedere io, Calegari e Claudio Montaldo (ndr – noto regista di alcuni capolavori del cinema italiano). In breve: un ricordo bellissimo, formativo sia come persona che come autore di fumetti. Il mio lavoro, anche grazie agli insegnamenti di Calegari, prende molto dal cinema.

Bio Giovanni Talami
Giovanni Talami
Talami inizia studiando alla Scuola Chiavarese del Fumetto e debutta nell’attività professionale presso la bottega da Renzo Calegari, illustrando storie d’avventura per “Il Giornalino” delle edizioni Paoline. Successivamente segue la direzione artistica di prodotti multimediali per la Ferrero (“Kinder Pinguì Cocco Game”, “Pocket Coffee footballstars”), la regia di cartoni animati interattivi realizzando animazioni e fondali (tra cui “Woodspell”, con colonna sonora dei Tazenda), story-board per la televisione e pubblicità, numerosi lavori di illustrazione, oltre a collaborare con Artematica, società specializzata in videgiochi.
Con la Sergio Bonelli Editore, esordisce su “Nick Raider”, entra a far parte dello staff di “Magico Vento”, dove inizia a collaborare con Claudio Chiaverotti, anche per Brendon, fino a diventare il principale disegnatore della nuova creatura di Chiaverotti: Morgan Lost di cui ha creato il peronaggio “fisico”. Inoltre suoi i disegni del numero zero della rinascita di Zora la vampira.
Morgan Lost
Morgan Lost
Morgan Lost è un personaggio immaginario ideato da Claudio Chiaverotti e protagonista di una serie e diverse miniserie a fumetti pubblicate in Italia dalla Sergio Bonelli Editore dal 2015. La testata è stata la prima pubblicata in tricromia dalla casa editrice, in scala di grigi e rosso; l’uso del rosso è giustificato con il daltonismo del protagonista.
Il fumetto è ambientato in un mondo alternativo altamente burocratizzato in cui non si è svolta la seconda guerra mondiale, in una New York in cui l’architettura riprende temi ed estetica dell’antico Egitto,[11] rinominata New Heliopolis. I criminali vengono idolatrati e alcuni arrivano a sperare di essere uccisi da uno di loro. L’emittente locale “Jackpoker” offre ai cittadini il notiziario dei serial killer, dove vengono mostrate in successione foto di assassini con la loro rispettiva taglia in eurodollari, moneta corrente del posto. Per abbassare il tasso di criminalità, ci sono i cacciatori di taglie, di cui fa parte anche Morgan Lost, che soffrendo di insonnia ed essendo tormentato dai fantasmi del passato, usa il suo lavoro come sfogo.
