Intervista a Andrea Broccardo, Uomo Ragno over All
- durata intervista telefonica 1h 16m 53s –
di Enrico Testino
Prima domanda.
Quale è stato l’episodio della tua vita che ha dato inizio …a tutto e che ti ha fatto innamorare del fumetto?
Eh! Il lavoro di fumettista 90 su 100 ci finisci a farlo per passione.
Potrei, però, ricondurre l’inizio di tutto al fatto che mio nonno leggeva tutti i tipi di fumetti, andava in edicola e comprava “un botto” di roba, li leggeva e poi, tendenzialmente li buttava. E io li recuperavo tutti! Erano Tex, Capitan Miki, Il Grande Blek, Topolino, Braccio di Ferro…
Ho iniziato da lì, per poi rimanere, da li a poco, affascinato dai supereroi e dai loro sgargianti costumi colorati che affollavano gli scaffali delle edicole, quando passavo coi miei genitori, per le le visite settimanali dal giornalaio. Ma a colpirmi, coi suoi occhi bianchi un po’ inquietanti e da quelle pose strane e bizzarre in copertina, fu, in particolar modo, l’Uomo Ragno.
Possiamo dire che il capitolo zero, anzi il paziente zero, in questo caso, di un virus benefico, della mia passione per i fumetti potrebbe essere stato mio nonno.
Dal punto di vista professionale l’incontro centrale invece è stato quello con l’associazione Compagnia del Fumetto di Asti. Io lavoravo in un negozio di videogiochi, ma disegnavo già per passione. L’associazione era stata fondata da pochi mesi ed era composta da persone determinate a scrivere o disegnare per il fumetto. A me era piaciuto il fatto che stampassero delle storie, andassero alle fiere, insomma che fossero attivi e includenti.
Devo dire che con loro ho iniziato a confrontarmi, ad avere i primi contatti con professionisti e, con questo, hanno influenzato la mia vita. Prova di questo, piacevole, è il fatto che la maggior parte dei miei amici nonché la mia morosa provengono da quel gruppo e da quella bella esperienza.
Tutti contatti Made in Asti?
No, la Compagnia del Fumetto è nata qui ad Asti ma si era espansa in Veneto, Lombardia, Piemonte, Liguria. Devo dire che sono e siamo stati bravi all’inizio, io son entrato qualche mese dopo. E’ stata una “congiunzione astrale” e di persone fortunata, c’era una continua ricerca nel migliorarsi e cercare la professionalità.
Anche Barbara, la mia consorte, fa il mio stesso lavoro. Lavoriamo in due ambiti che si toccano ma sono diversi: lei colora, io disegno, ma per due case editrici diverse. Una “bella storia” tutta insieme sarebbe figo riuscire a farla, attendiamo l’occasione!
Da questa occasione, questo percorso e dal mio impegno ormai ho lavorato 4 anni in Bonelli ed è da 5 che collaboro con la Marvel. Da appassionato, dipendente di un negozio, e disegnatore per passione sono arrivato a lavorare per la Marvel! Non mi sembra ancora vero… ho paura di svegliarmi un giorno e scoprire che era tutto un sogno!
Facendo questa professione ho dovuto anche vedere che non è riconosciuta sia a livello sociale, culturale (quando dico il lavoro che faccio questo viene preso un po’ come un passatempo prima che capiscano che è una vera professione) che come professione. Probabilmente noi disegnatori avremo la pensione minima, è una professione che, anche se radicata in Italia dal dopoguerra, non è ancora stata ben formalizzata e riconosciuta.
Seconda domanda.
Quale è stata la storia alla quale hai lavorato che ti ha divertito di più (non la più bella)?
Senz’altro l’ultima alla quale sto lavorando: una storia degli X-men, legata al crossover annuale, intitolato Empyre… ma non posso svelare molto della storia, se non che ha forti componenti horror. Devo ringraziare questa storia che ha riempito le giornate della pandemia e poi… io adoro le cose horror e in questa storia ci sono un sacco di zombie. “Creature” che mi divertono da sempre.
Andando indietro nel tempo, invece, direi che mi ha divertito, più o meno, tutto quello che ho fatto su Star Wars. Quelli della “Lucasfilm” sono molto esigenti ma tra la mia passione per i fumetti e per i film di “Guerre Stellari” (si diceva così ai miei tempi) trovarcisi a lavorare sopra è proprio una figata, un vero e proprio sogno!
Terza domanda
Parlaci di un personaggio che hai disegnato, cosa ti piace, cosa rappresenta per te e nell’immaginario collettivo.
Rimango ancora su Star Wars, cosa meglio di quello?!?!? In questo anno e mezzo ho lavorato più o meno a 300 pagine di questo mondo fantastico.
Però il mio, originario e attuale, personaggio del cuore è Spider-Man che purtroppo ho disegnato veramente col contagocce. Ho dovuto fare un paio di metà storie di Spider-Man. Ma sfortuna vuole che in quella storia ho disegnato tutti i personaggi: tantissimi Peter Parker, varie Zia May, Zio Ben, ma pochissimi Spidey e, soprattutto, non nelle sue posizione “must”.
Spider-Man, anzi, l’Uomo Ragno, anzi, Peter Parker è un ragazzo che va a scuola, orfano, con un mucchio di responsabilità addosso, lo zio è morto per colpa sua! Un magone! E’ sfigato…però si mette la maschera e diventa un eroe che nonostante il peso delle responsabilità, trova il tempo per aiutare il prossimo!
E’ lo sfigato, tipo Paperino, in cui ti identifichi…
Forse è la versione hollywoodiana di Fantozzi?
Ahah! Potrebbe anche essere, non a caso sono un gran fan anche di Paolo Villaggio.
All’inizio l’Uomo Ragno, quello di Steve Dikto (il creatore dell’immagine dei primi fumetti di Spider Man, che era anche un grafico pubblicitario) era un mingherlino, sfigatello, poi con l’arrivo di altri disegnatori, di John Romita Senior, è diventato più belloccio.
L’Uomo Ragno è uno di noi, fu tra i primi a introdurre l’elemento romantico nelle storie supereroistiche a fumetti, altra cosa che favorisce una identificazione con lui nell’adolescenza. I primi amori, il timore di dichiararsi… in quell’età sei completamente dentro a quella dimensione
Quarta domanda
La tua storia a fumetti preferita?
Una sola storia non c’è. Partendo sempre dall’Uomo Ragno… la storia in cui muore Gwen Stacy di Romita e Gerry Conway, poi il Devil di Frank Miller, il Ritorno del Cavaliere Oscuro, sempre di Miller, Akira.
Mi divido tra grandi classici e storie seriali. Mi hanno toccato tantissimo le storie di Killing Joke e Watchmen.
Più sul contemporaneo cito The Walking Dead, il fumetto (la serie tv non mi piace) di Robert Kirkman, Tony Moore e Charlie Adlard. Adoro la scrittura di Kirkman, ho letto praticamente tutto quello che ha fatto e amo in particolar modo, The Walking Dead e Invincible, sarebbe bellissimo lavorare insieme a lui, su una storia.
Di “The Walking Dead” mi aveva colpito l’incipit iniziale, era nuovo: “cosa succede ai protagonisti dei film di zombie una volta che finisce il film?”
Come detto sono un gran appassionato di Zombie, quelli classici, e con questa serie a fumetti ho trovato una storia che ha rilanciato questa mia passione.
Quinta domanda
Il tuo fumetto da “cazzeggio” preferito?
Il quindicinale che compro da quando son ragazzino, indovinate quale è? L’Uomo Ragno. Quando ho 5 minuti di pausa, il relax, so che trovo Peter ad aspettarmi.
Ci hai patito quando da “Uomo Ragno” in Italia si è passato all’originale nome “Spider-Man” (io si, tantissimo)
Si, figurati. In effetti, in fumetteria ed edicola io continuo a chiedere l’Uomo Ragno…
Sesta domanda.
I tuoi autori preferiti?
Ricadiamo sempre lì. John Romita papà e, dopo, anche il junior. Poi John Buscema con Avengers, Conan e Silver Surfer. Il Conan in bianco e nero, quello della spada selvaggia, un must.
Settima domanda.
Hai un “fumetto” nel cassetto che sogni di realizzare?
Ovviamente l’Uomo Ragno, una fantastica ossessione.
E poi…c’è una cosa di cui non posso ancora parlare… e quindi non ve ne parlo
Ottava domanda.
Perché è importante il fumetto oggi, nel mondo e in Italia? Quale futuro?
Oggi il fumetto ha una gamma di declinazioni ampissima. Ci sarebbero tantissime considerazioni da fare.
Ad esempio un tempo i fumetti, anche grandi, avevano il Comics Code, un codice morale, anche di censura, al quale, negli USA dovevano sottostare gli autori.
Molti fumetti dovettero cambiare i toni delle proprie pubblicazioni, rendendoli più “tenui” e Marvel fu molto brava a riempire le proprie storie a fumetti personaggi che rispecchiassero il momento storico e di messaggi sociali. Prendiamo quello contro le droghe con Harry Osborn o i primissimi supereroi di colore come Luke Cage o Blade, la guerra del Vietnam per Flash Thompson o le sempre più indipendenti supereroine come Ms Marvel, She-hulk o Wasp.
Le cose stavano cambiando, un po’ ovunque. Le avventure a fumetti diventavano veicolo per parlare anche di altro, in Italia, sempre come esempio, uno dei personaggi più di rottura fu Dylan Dog, andava a letto con un mucchio di donne, c’era della violenza nelle storie, ecc… ma è stato un precursore nell’inserire messaggi e tematiche di tipo ambientale e sociale, basti pensare alla campagna di prevenzione contro l’AIDS o contro l’abbandono degli animali o quella contro l’inquinamento.
Una caratteristica dei fumetti oggi, libero dal Comics Code, è che devono accaparrarsi nuovi target di pubblico, nuovi pubblici e, seguendo questi diventano, necessariamente, veicoli di messaggi sociali.
Esempi?
Attualizzare una storia mettendoci la guerra in Afghanistan, aprire a personaggi di diverse etnie , stranieri per il paese dove viene editato il fumetto, o con orientamenti sessuali non eterosessuali, rappresentare nuove identità, che so, un immigrato turco che vive in Europa. Insomma il fumetto e le case editrici rincorrono sia il pubblico che la realtà e, per farlo, devono rappresentarla nelle loro storie.
Un bellissimo esempio di questo è l’ultima versione di Ms Marvel, Kamala Khan, la ragazzina musulmana che vive negli USA e che, nel fumetto, incontra varie dinamiche tra la propria famiglia, immigrata e lei che è una “seconda generazione”. Hanno anche hanno affidato la serie ad una autrice americana musulmana Sana Amanat.
Marvel è sempre stata molto attenta al proprio pubblico e in particolar modo agli eventi che accadevano nel mondo reale ed è bello che continui ad essere così, a rappresentare quello che succede la fuori, ad essere “sul pezzo”, creando personaggi in cui tutti i lettori, a qualunque latitudine e di qualunque orientamento, si possano identificare.
Poi ci sono i fumetti autoriali, come Zerocalcare, Lui si dedica a messaggi alti, profondi, sociali in uno stile sarcastico. Quello è un fumetto che apre direttamente degli spazi di confronto su idee sociali.
Le serie che invece devono vendere aprono gli stessi spazi di discussione partendo da una esigenza di conquistare il pubblico.
I fumetti, le serie più famose hanno rappresentato per anni l’immaginario di un adolescente occidentale capace di fare identificare la maggior parte dei ragazzi del mondo. Io ad Asti, un contesto che potremmo dire non esattamente Newyorkese, mi ero identificato con Peter Parker. Lui andava a scuola, io pure, avevo anche un minimo di difficoltà nelle scuole medie, avevamo anche un po’ di difficoltà economiche, c’erano tutti gli elementi base per vedere in Peter e nella sua rinascita come Spider-Man un mio riferimento immaginifico.
Come deve essere la testa di un disegnatore Bonelli e quella di uno Marvel? tu hai lavorato in entrambe le tipologie di fumetto
Lavorare per gli “americani” ti permette molte più libertà, sono due modi di lavoro entrambi efficaci ma diversi.
Prendiamo come esempio Tex. Il fumetto è in una sorta di immobilismo cosmico meraviglioso. Il pubblico vuole esattamente continuare a vedere quell’immaginario ed è molto esigente.
Ci sono degli stilemi da rispettare, delle regole sia grafiche che narrative. La struttura con 3 strisce orizzontale, l’eroe deve vincere sempre, deve avere quella espressione, ecc…
prendiamo un altro esempio da un altro media: Don Matteo. Ha un pubblico che in quella serie trova sicurezza, vuole trovare sempre la stessa storia. Se tu ti approcci ad un grande classico Bonelli devi essere rispettoso del personaggio, dell’impostazione della casa editrice e del pubblico.
Nella Marvel trovi una situazione simile sui personaggi di licenza. Su Star Wars, ad esempio, la spada laser è fatta in un modo preciso, il Millennium Falcon pure, i vestiti di nuovo. D’altronde chi di noi vorrebbe trovare un Millennium Falcon diverso?
Sul fronte supereroistico Marvel, invece, hai molta più “carta bianca”, meno rigidità, tendono a premiare la tua versione innovativa del personaggio. Se ti impegni a fare inquadrature estreme, innovative, questo premia.
Su molti personaggi storici di Bonelli, sarebbe complesso, fare un discorso di stravolgimento completo, nonostante molte innovazioni siano state fatte, nel corso degli anni.
Magnus aveva dato una versione classica e innovativa allo stesso tempo
Erano altri tempi, c’era anche più voglia di osare, Tex era un fumetto con vendite enormi, potevano azzardare a fare un numero “fuori canone”. Oggi i mercati sono ristretti ristretti.
Nathan Never è un fumetto con grandi regole fisse o si può osare di più?
E’ abbastanza inquadrato in regole. 9 anni fa, quando ci lavoravo, era abbastanza classico. Diciamo che fu molto di rottura e davvero innovativo agli inizi della sua vita editoriale, ma ammetto, da lettore, è stato davvero divertente lavorarci, anche se non da autore completo. (All’epoca ero assistente di studio insieme a Luigi Piccatto ). Alla fine sono passato dalla fantascienza di Nathan a quella di Star Wars! Nathan ha quell’immaginario sci-fi alla Blade Runner, che adoro, le primissime storie disegnate da Bonazzi o da Mari, denotavano un amore viscerale derivato da manga, anime, tutta quella japan invasion dell’epoca. Mi piacerebbe poterci di nuovo tornare su, a disegnare qualche numero!
Grazie della chiacchierata Andrea!
Ci fermiamo qui, e ti salutiamo con l’augurio migliore che possiamo farti per la tua vita professionale: che nel tuo futuro ci siano moltissimi UOMINI RAGNO… ed in posizioni classiche!
Bio Andrea Broccardo
Nasce nel 1982 e vive ad Asti.
Dopo il diploma in studi tecnici e dopo aver frequentato la Scuola di Fumetto di Asti inizia a collaborare, nel 2004, come disegnatore e inchiostratore, con una piccola realtà indipendente di fumetti italiana, La Compagnia del Fumetto, per la quale pubblicata un sacco di racconti brevi sulla rivista “Lo Scarabocchio“, disegna la storia principale del volume “This is Halloween“, una storia horror-comica e da il via a “Le cronache di Ravenholme“, una serie dark fantasy di cui è in lavorazione il terzo volume.
Nel 2013 inizia a collaborare come assistente di studio di Luigi Piccatto, collaborando alla lavorazione di alcuni numeri Dylan Dog e di Nathan Never (313, 314, 315)
Nel 2013 per la Sergio Bonelli Editore, disegna le matite di un numero speciale di “Brendon” La vita segreta delle parole, che vede la collaborazione dello stesso Piccatto e di Renato Riccio e Matteo Santaniello
Inizia a collaborare nel 2015 con Manfont Comics per cui disegna alcuni capitoli di “Carlo Lorenzini” Volume 2, un urban-fantasy italiano.
Nel 2015 inizia a lavorare per Marvel Comics e Lucasfilm e disegna il numero 12 di Star Wars: Kanan the last Padawan, con Greg Weisman (sceneggiatura) e David Curiel (colori).
La collaborazione con Marvel prosegue con Amazing Spiderman 1.4 e 1.6 scritta da Jose Molina, disegnata insieme a Simone Bianchi e colorata da David Curiel.
Disegna una cover variant per il decimo numero della nuova serie del Doctor Strange
Ha lavorato sui disegni di una miniserie di 4 numeri degli X-men, legata al maxi-evento Civil War 2, scritta da Cullen Bunn e colorata da Jesus Aburtov, che vede unirsi le numerose serie dedicate ai mutanti X-men.
Successivamente realizza la miniserie in 8 parti Doctor Strange-Punisher: Magic Bullets, che vede il primo incontro tra i due storici personaggi Marvel. Ai testi John Barber (Transformers) e ai colori Andres Mossa.
In seguito è tornato a lavorare sui personaggi di Star Wars, per la miniserie Star Wars:The Screaming Citadel, che vede ai testi Jason Aaron e Kieron Gillen e la collaborazione ai disegni di Marco Checchetto e Salvador Larroca, veterani in Marvel.
Successivamente ha lavorato alla Graphic Novel, The Prox Transmissions, sempre per Marvel, scritta da Peter David e Dustin Bates, collaborando ai disegni con Mirko Colak.
In seguito, firma i disegni di uno story arc della serie Monsters Unleashed, su testi di Cullen Bunn, in una storia che vede i più famosi supereroi Marvel, affrontare l’invasionemostri giganti, che sembrano usciti dai film di Godzilla e King Kong.
Per il mercato Francese realizzauna storia per il volume antologico “Histoires incroyables de la Coupe du Monde”, pubblicato per Editions Petit a petit.
In Italia lavora con Lucky Red e RCS e disegna il prequel a fumetti del film Ride, dei registi Fabio Guaglione e Fabio Resinaro (autori del pluripremiato film, Mine). Un progetto crossmediale ambizioso e adrenalinico scritto da Adriano Barone (Nathan Never, Zagor) e prodotto con Arancia Studio. Si occupa, inoltre, del character design dei personaggi del prequel
Ha lavorato a una storia degli Avengers per la divisione parchi tematici di Disney Marvel.